Il Parlamento sta esaminando un disegno di legge sui condomini. La discussione va avanti da un po’ di mesi, è partecipata e c’è da dire che il testo in discussione è l’unificazione di quattro o cinque diversi disegni di legge sullo stesso argomento. Si tratta quindi di una materia sulla quale più di un parlamentare ha sentito l’esigenza di presentare proposte articolate.
Nel testo unificato c’è un articolo sul quale, come d’uso, sono stati richiesti pareri e presentati emendamenti. Non ricordo quale sia esattamente, ricordo il concetto. Questo: a dispetto di ogni divieto presente nei regolamenti condominiali attualmente in vigore, l’inquilino deve avere la possibilità (l’arbitrio) di detenere in casa un animale da compagnia senza dar conto a nessuno. Principio che condivido, sia chiaro.
È dunque necessario trasformare questo principio in legge, com’è evidente.
Il potere dello Stato trova nutrimento nell’incapacità degli uomini di ricorrere al buon senso e di regolare in autonomia faccende semplici. Così lo Stato s’attrezza e si organizza in modo da sembrare indispensabile nella sistemazione di ogni aspetto della vita dell’uomo. In questo lui trova fortuna, l’uomo ritrova sudditanza.